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Il viaggio sonoro (e non solo) di Malavedo – Intervista

malavedo oro

Un EP, anzi un viaggio musicale, tante idee e nuovi progetti ambiziosi. Nel marasma un po’ confuso e sempre più imprevedibile della musica italiana c’è ancora chi ragiona come un tempo, sfuggendo alla logica dei dischi-playlist realizzando dei lavori autentici con uno stile ben definito e ambizioso. Stiamo parlando di Malavedo, artista che ha pubblicato lo scorso 24 giugno Oro (Believe), il suo secondo progetto discografico liberamente ispirato al capolavoro L’alchimista di Paulo Coehlo.

Per addentrarci a pieno nel suo mondo abbiamo intercettato telefonicamente il cantautore, facendoci raccontare qualcosa di più sull’EP condividendo anche alcune considerazioni sull’attuale scena nostrana e sulle sue prospettive future.

Giorgio, è passato ormai più di un mese dalla release del tuo EP. Quali sono stati i primi feedback?
Abbiamo ricevuto il riscontro che ci aspettavamo, l’EP è piaciuto molto e questa cosa mi ha fatto piacere.
La gente ha capito il viaggio, ha compreso che il disco non è semplicemente una raccolta di pezzi uguali ma un vero e proprio viaggio che parte da sonorità latine per arrivare a un approccio più introspettivo. Mi ha gasato inoltre il modo in cui è arrivato, anche se forse troppo a ridosso dell’uscita di Giunone: è capitato che molta gente ha ascoltato quella canzone e si è persa l’EP. Ma nonostante questo il feedback è assolutamente positivo.

Il tuo EP si basa infatti su un concept. L’hai pensato proprio in questa maniera oppure durante la lavorazione ti sei accorto del fil rouge che avevano i pezzi?
Siamo partiti con Passi Rotti, che doveva chiamarsi solo “passi” ma per problemi di copyright abbiamo dovuto modificare il titolo. Il brano è stato pensato per Sanremo Giovani senza avere in mente il concept dell’EP; l’idea quindi è nata dopo.
Passi Rotti era perfetta perché appunto parlava comunque dell’idea di viaggio; Oro è stata la seconda traccia prodotta, e anche in questo caso non era ancora definito il tutto, ma si presentava bene come sound latino e spagnoleggiante: a quel punto è scattata la scintilla, pensando all’oro che andava a cercare il viaggiatore. Quindi è nata Giunone, pensata come pezzo d’intermezzo rappresentante l’incontro del protagonista con la propria amata donna nel deserto. Questo brano è stato invece proprio scritto pensando al fatto che dovesse impersonificare questo incontro. Poi ci sono le due due ghost track interne, Angeli e Fata Morgana, anche loro nate una volta definito il concept come passaggi di transizione: la prima rappresenta l’ascesi del viaggiatore, la seconda è invece una metafora del miraggio, ispirato proprio a quell’omonima che si verificava secondo la leggenda nello stretto di Messina.

In tal senso è molto evocativo vedere “Passi rotti” in chiusura…
In teoria dovrebbe essere la prima traccia. Però una volta arrivato all’oro – e qui spoilero il libro di Coelho – il protagonista scopre che il tesoro non si trova alla fine ma all’inizio del suo cammino, per questo motivo abbiamo riversato l’ordine delle tracce.

Prima accennavi a Sanremo Giovani. Pensi di ritentare quest’anno?
Al momento penso di no, vediamo. Attualmente stiamo realizzando altri brani con l’obiettivo eventuali collaborazioni, dei feat. Ho già individuato qualcuno e ci stiamo tenendo in contatto.

Ritornando al disco, hai ascoltato qualche artista in particolare durante le fasi di stesura?
Per Passi Rotti ci siamo ispirati molto al disco di Mace, Per Oro chiaramente le reference sono state tutte le atmosfere del flamenco e spagnoleggianti; per Giunone l’ascolto principale è stato Harry Styles, nello specifico il singolo di lancio del nuovo album, As it was. Per le ghost track nulla, sono nate così.

Stiamo vivendo un periodo molto florido, ma allo stesso molto competitivo all’interno della scena italiana, dove c’è una tendenza all’omologazione preoccupante. Secondo te qual è l’ingrediente segreto per distinguersi?
Difficile a dirsi, io non ascolto tanta musica, è importante sapere cosa c’è fuori ma quello che ti distingue è banalmente sentire quello che dice la tua interiorità: non fare un pezzo per farlo ma perché lo si sente davvero. Negli ultimi due mesi ad esempio io non ho scritto nulla perché non ne sentivo l’esigenza. Per distinguersi secondo me serve questo e avere le idee chiare su quello che si vuole fare, se non le hai finisci nello stesso calderone di tutti.

Salutandoci, qual è il tuo prossimo obiettivo a breve termine?
A me al momento piacerebbe ampliare il pubblico, avere persone che mi seguono e arrivare in tutta Italia suonando in giro. Attualmente suono a Milano e ora come ora vorrei girare in tutta Italia per fare fare busking. A medio termine invece voglio realizzare nuovi pezzi, come dicevo prima, anche con altri artisti.

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