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RecensioniRetrospettive

Oasis: Be Here Now, 25 anni fa (1997)

Data di uscita: 21 agosto 1997
Etichetta: Sony Music

All’apice della loro forma e dopo due dischi capisaldi del rock britannico anni 90, 25 anni fa gli Oasis riuscirono a creare un’attesa incredibile in tutta l’Inghilterra per l’uscita di “Be Here Now”, tanto da essere l’album con più vendite nel minor tempo in tutto il Regno Unito. Ovviamente i riferimenti beatlesiani non mancano, sia nelle sonorità che nell’artwork (la targa dell’automobile in copertina è la stessa presente in “Abbey Road”), e non può che essere un bene.

Il lavoro non si stacca tanto dai due precedenti, i brani hanno a grandi linee la stessa struttura anche se quello che balza alle orecchie è l’acidità dei suoni e la potenza degli strumenti, che sfocia spesso in chitarre e batteria piuttosto aggressive e trascinanti.

L’apertura è affidata ad uno dei brani più riusciti di tutta la loro carriera, “D’you know what I mean?”, nonché primo singolo, uscito il mese prima del lancio ufficiale dell’album e rispolverato live durante il tour 2002. L’inconfondibile aereoplano che apre il disco è seguito da tocchi di batteria incalzanti, nastri e voci al contrario alla Lennon che piano piano ci portano ad ascoltare la voce graffiante di Liam, che per più di 7 minuti ci spedisce nel pianeta del rock’n’roll più basilare e concreto. La successiva “My Big Mouth” risulta essere la più tirata insieme “I Hope, I Think, I Know”, ed è un peccato che siano state sfruttate pochissimo dal vivo nella loro carriera perché avrebbero divertito parecchio. Il classico per eccellenza è “Stand By Me”, secondo singolo e super ballad che ormai conoscono anche i muri, disco di platino in Inghilterra e d’oro in Italia (quando i dischi e i singoli venivano venduti sul serio, e non solo ascoltati in streaming). Il terzo singolo, “All Around The World”, è passato alla storia per essere in assoluto il brano più lungo mai scritto dagli Oasis (9 minuti e 20 secondi di acidità beatlesiane, con atmosfere oniriche che si ritrovano pesantemente anche nel videoclip) ed è una lunga suite alla “Sgt. Pepper’s….” rivista con sonorità aggiornate a 30 anni dopo. L’altra ballad per eccellenza, forse addirittura più emozionante di “Stand By Me”, è “Don’t go away”, uscita in un raro singolo solo per il mercato giapponese. Come emotività e notorietà non siamo ai livelli di “Wonderwall”, ma ci si avvicina parecchio. Menzione particolare merita la splendida “Fade In-Out”, blues piuttosto atipico in cui a suonare la slide guitar è Johnny Depp. L’idea venne all’attore e a Noel Gallagher dopo essersi sbronzati ai Caraibi, e basta questo per fare apprezzare a prescindere questi 7 minuti di blues rock acido e martellante.

Per quanto riguarda il mondo dello streaming, il brano più ascoltato è “Stand By Me” con 172 milioni di riproduzioni, seguito da “Don’t Go Away” con 75 milioni e “All Around The World” con 32 milioni. Per quanto concerne le vendite, il lavoro ottenne un grandissimo successo commerciale, trainato dal boom dei due dischi precedenti. Nonostante sia disco d’oro in 9 paesi e di platino in altri 9, a Noel Gallagher è sempre piaciuto poco e nei tour post-2000 ha sempre inserito pochissimi brani del disco e nel 2006 la band non inserì addirittura nessun brano qui presente in “Stop The Clocks”, primo greatest hits ufficiale del gruppo.

Il disco trasuda rock e acidi da ogni singolo secondo di riproduzione ma il meglio lo dà quando rallenta i ritmi e diventa più riflessivo ed emozionante. Un perfetto sequel dei primi due dischi, prima del cambio di formazione al basso e alla chitarra che coinvolgerà la band all’alba del nuovo millennio e che, molto probabilmente, farà guadagnare al gruppo in qualità e bravura ma farà perdere qualcosa in termini di vendite e notorietà (che resterà comunque sempre piuttosto alta, fino allo scioglimento del 2009).

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