fbpx
Focus

SANREMO 2023: LE NOSTRE PAGELLE

Dopo aver ascoltato tutte le esibizioni dei Big in gara al Festival di Sanremo 2023, arriviamo più puntuali di Trenitalia, e fin qui poco ci vuole, con le nostre pagelle.
Più imparziali di Ponzio Pilato, e pure qui direi che andiamo tranquilli.
Eccoci quindi per l’unico grande evento dell’anno.

Ben detto, torna Sanremo: la kermesse, il festivàl (leggetelo così) della Canzone Italiana. Anno Domini 2023, 73sima edizione. Amadeus mai così in botta, Fiorello che fa Fiorello, Blanco che spacca tutto a caso.

E poi ci sono le 28 canzoni, in media piuttosto bruttine, dei concorrenti che, in fondo, non sono altro che il contorno, indefinito e sfumato, di questo guilty pleasure settimanale che ogni anno ci concediamo. Ne parliamo adesso, senza perdere un minuto in più.

Anna Oxa – Sali (Canto dell’anima)
Per adesso non se la passa bene. Tra gli ultimi posti in classifica. Io mi dissocio dalla maggioranza di persone che dice che il pezzo di Anna Oxa sia così brutto. E’ vero, quando canta sembra uno pterodattilo con la maglietta dei Metallica. Però dietro quelle cacofonie, quegli stridii, quei vocalizzi idiosincratici – ve lo giuro – io una melodia l’ho sentita. Non so come, ma è così.
Voto: 5.5

gIANMARIA – Mostro
Bene – ho pensato – mi ascolto gIANMARIA spogliandomi della mia veste di boomer. Gli do una chance. E se non mi piace, non è la canzone che è brutta ma sono io che non capisco i tempi che corrono. Poi ho sentito “Mostro” e ho capito che, in fondo, la mia comfort zone preferisco tenermela. Unica nota positiva: il titolo del brano lo rappresenta a pieno.
Voto: 4

Mr. Rain – Supereroi
Ruffiano, molto ruffiano. Mr. Rain ci confeziona una hit wannabe (per adesso, poi chissà che non possa sfondare il muro di Sanremo e arrivare alle nostre radio) con tanto di cori e coretti di voci bianche. Per usare un leitmotiv molto in voga qualche tempo fa, “lasciate stare i bambini!. Tolto questo dettaglio, il pezzo è comunque ascoltabile.
Voto: 6

Marco Mengoni – Due Vite
Ha già vinto tutto. Sanremo, Eurovision, Grammy Awards come miglior pezzo del mondo. Il pubblico lo ama, i giornalisti hanno gli occhi a cuoricino. Ma qui su NoiseCloud siamo dei radical chic finti bastian contrari (solo per le visualizzazioni, ovviamente). “Due Vite” è un pezzo pop con una buona strofa e un ritornello poco convincente. Molto peggio di tante altre canzoni in gara.
Voto: 6

Ariete – Mare di Guai
Calcutta, sei tu? A parte il “mare di guai” che ha passato Ariete a stonarla la prima sera, probabilmente per la troppa emozione, riascoltando la versione “studio” del brano non ho potuto fare a meno di cogliere continui riferimenti al nostro cantautore it-pop preferito. E se è vero che la tachipirina 500 se ne prendi due diventa 1000, sono pronto a scommettere che questo pezzo crescerà nel tempo. Brava lei.
Voto: 7

Ultimo – Alba
Ultimo a Sanremo è un po’ come la dichiarazione dei redditi: ogni anno (o quasi) ci devi passare. Nonostante ciò, dopo i primi 30 secondi di “Alba” ero pronto a giurare che ci trovassimo davanti ad un pezzo meno coatto del suo solito. Sensazione completamente disattesa dalla seconda metà della canzone in poi, in cui Ultimo, l’ugola che scoppia e secerne disperazione, leva la maschera e ci mostra il suo vero volto. Che – purtroppo per me – già conoscevo bene.
Voto: 5

Coma Cose – L’Addio
Seconda partecipazione a Sanremo per i Coma Cose dopo il singolone “Fiamme negli occhi” del 2021 che li ha aperti al pubblico generalista. Qui cantano la loro terapia di coppia, o meglio, ci rivelano che la loro terapia di coppia è la musica, così potente da risolvere anche un momento di crisi. Loro sono bravi, la canzone crescerà con gli ascolti. Tra i più rilevanti di questa edizione.
Voto: 7

Elodie – Due
Tanto hype per questa partecipazione di Elodie, la quale – come promesso – ci sgancia il singolo mangiaclassifiche. “Due” sembra costruita a tavolino per andare in radio, sulle spiagge, nelle casse. Forte di un successo che, in questo periodo fortunato, la pone su una sorta di “cresta dell’onda”, Elodie è pronta a conquistare il mondo con cupidigia e violenza. Più schiacciante di Gengis Khan.
Voto: 7.5

Leo Gassman – Terzo Cuore
Non si dica che Leo Gassman sia figlio d’arte, perché non è giusto mancargli di rispetto. Leo Gassman è Leo Gassman, fine. Se lo dovrebbe ricordare anche lui, vista la forte crisi di identità che l’ha coinvolto con “Terzo Cuore”. No, perché ascoltando questo pezzo scritto da Riccardo Zanotti (Pinguini Tattici Nucleari) ho visto Leo Gassman fare Zanotti. Cantare come Zanotti. Atteggiarsi come Zanotti. Respirare come Zanotti. Rimane un problema: Leo Gassman non è Zanotti.
Voto: 5.5

Cugini Di Campagna – Lettera 22
Della partecipazione dei Cugini Di Campagna – onestamente – non c’era bisogno. Poi va be’, Sanremo è Sanremo, Ama è nazionalpopolare e probabilmente, per una questione di bilanciamento delle diverse forze della natura, i Cugini Di Campagna andavano a riempire un vuoto in cui mancava una band tanto gloriosa quanto diversamente giovane, seppur viva, vegeta e oggetto di meme bellissimi. Con queste premesse, non ha nemmeno senso parlare della canzone, che, per certi versi, è pure godibile (un ringraziamento a La Rappresentante di Lista).
Voto: 6

Gianluca Grignani – Quando Ti Manca Il Fiato
Eravamo più spaventati che incuriositi a veder tornare all’Ariston Gianluca Grignani. Apprensivi e speranzosi che andasse tutto bene. E se “Quando Ti Manca Il Fiato” fosse stato un bel pezzo, ci saremmo addirittura commossi, perché si parla del difficile rapporto tra padre e figlio. Una volta ascoltata la canzone, tuttavia, la commozione è stata per lo più cerebrale, tipo dopo un incidente.
Voto: 4

Olly – Polvere
Volevo dare una chance pure a Olly, perché poi sembra davvero che questi giovani di talento non li teniamo in considerazione. Dopo i primi 30 secondi di “Polvere” ho capito però che probabilmente è meglio morire per il global warming causato dai nostri genitori che continuare a vivere una vita di torture e canzoni così orripilanti. Salvo giusto i due secondi della prima parte del ritornello.
Voto: 4

Colla Zio – Non mi va
I Colla Zio rappresentano la migliore rivelazione tra le nuovissime proposte di questa kermesse. Sono di Milano, sembrano una forma teen de Lo Stato Sociale, solo un po’ meno impegnata e più di puro intrattenimento pop. A Sanremo non escludo possano regalarci delle sorprese. “Non mi va” ha i connotati per soddisfare tutti i palati.
Voto: 6.5

Mara Sattei – Duemilaminuti
E dopo “Due Vite”, “Due” e”Lettera 22″, arriviamo a “Duemilaminuti” di Mara Sattei. Un’ulteriore conferma che il due, quando non è di picche, porta pure bene. Mara Sattei, ce la ricordiamo dal tormentone “La Dolce Vita” con Fedez e Tanani, ci canta una sanremata che probabilmente non resterà agli atti, pur non facendoci venir voglia di far zapping compulsivo col telecomando. E questo mi sembra già un successo.
Voto: 6

Will – Stupido
Pur essendo “Stupido” sei spanne sopra rispetto alle canzoni degli altri gggiovani di questa edizione, ancora una volta non ci siamo. Il potenziale per essere un pezzo pop da radio potrebbe pure esserci. Ma è ben poco, rispetto ad un testo un po’ anemico, una melodia non troppo memorabile e un ritornello che diventa banale al secondo ascolto. Speriamo meglio per il futuro.
Voto: 5

Modà – Lasciami
Tanti anni fa, in una galassia lontana lontana, vivevamo un’epoca buia in cui i Modà ci piacevano. Loro cantavano, noi li ascoltavamo. Ovunque fossimo, loro c’erano. Vicino al falò di ferragosto, di ritorno dalle gite scolastiche, oppure quando la gente faceva l’amore. Ovunque andassimo, c’erano loro, a ricordarci chi eravamo. Tempi bui, che credevo finiti. Fino a ora. Fino a “Lasciami”. Ma noi siamo pronti a combattere. Verrà il giorno in cui soccomberemo di nuovo. Ma non è questo il giorno.
Voto: 2

Sethu – Cause Perse
Ascoltando su Spotify la nuova canzone di Sethu, capisco quanto all’Ariston l’abbia cantata malissimo. Ma quello va be’, vale per quasi tutti (per non parlare dell’orchestra, che a Sanremo è un diktat, anche se spesso il risultato è orrendo). La cosa scandalosa di questo pezzo è che, nonostante non brilli granché, sia stato duramente snobbato da tutti. Sethu, puoi migliorare, ma tranquillo: sei meglio di Grignani e Modà.
Voto: 5.5

Articolo 31 – Un bel viaggio
Allerta ai viaggiatori: questo festival di Sanremo, più che in altri anni, è stato un tripudio di revival primi anni 2000. Vale anche per gli Articolo 31, che nella mia testa non si sono mai ricostituiti e che quindi, logicamente, non possono essere apparsi a Sanremo se non sotto forma di spiriti. Anche se, più che J-Ax e DJ Jad, ad essere evanescente è stata la loro canzone. Pop in salsa Ax, poi uno qualche scratch a caso, poi ancora J-Ax. E poi basta, mi sono risvegliato sudato.
Voto: 5.5

Lazza – Cenere
Lazza è la “quota rap” di questa 73sima edizione del Festival. Poi intendiamoci: di rap, “Cenere” non ha niente, in realtà. Qualche riverbero, qualche autotune, però siamo nel perimetro del pop moderno (ricordiamoci che la regola n. 1 è piacere ad Amadeus). Senza formalizzarci se rap o pop, la canzone di Lazza ti rimane in testa come un trapano. Mannaggia a lui e ai suoi ritornelli killer. Potenziale hit.
Voto: 7

Giorgia – Parole dette male
Essere trasgressivi, nel 2023 a Sanremo, è difficile. Non battiamo ciglio per l’outfit di Rosa Chemical, né per Blanco che distrugge il palco. Se proprio dovessi trovare un atto trasgressivo, oggi, è quello di portare all’Ariston delle canzoni difficili e per nulla orecchiabili. Giorgia ci prova con “Parole dette male”. E chi meglio di un’artista della sua esperienza per farlo? Lode quindi all’intento, ma “Parole dette male” non è difficile: è brutta.
Voto: 5

Colapesce, Dimartino – Splash
Superare un cult come “Musica Leggerissima” era impossibile. Ma, quando si tratta di Colapesce e Dimartino, c’è sempre qualcosa che non mi spiego: la loro capacità di fare centro, sempre. “Splash” gioca, a livello di testo, sul filo della malinconia. Il sound, che strizza l’occhio a certe sonorità anni ’80, crea l’ambiente giusto per perdersi nel loro mondo ovattato, in cui la solitudine è sofferenza e piacere allo stesso tempo. Miglior pezzo di quest’anno.
Voto: 8

Shari – Egoista
Anche Shari, per ora, è stata malamente confinata nei gradi più bassi della classifica. E se è vero che, talvolta, basta un gesto, un comportamento, qualunque cosa per risalire, non mi aspetto grosse soprese da lei. Il pezzo è anche decente, ma lei ha una voce eccessivamente impostata, troppo da scuola. Probabilmente manca un po’ di freschezza, tanto nelle idee quanto nella messa a punto.
Voto: 5.5

Madame – Il bene nel male
Stenderemo, in questa sede, un velo pietoso sul “caso Madame” (?) legato a quelle vicende sul finto green pass. Mi sarei infatti aspettato fischi e urla da parte dell’arrembante pubblico dell’Ariston. Invece nulla. E anzi: “Il bene nel male”, con quel suo ritornello mantra, ci fa per un momento dimenticare le vicende della persona Madame e torna a mettere il focus sull’artista Madame. Che – nemmeno a dirvelo – si dimostra tra le migliori cantanti in gara, tanto oggi come due anni fa. Chapeau.
Voto: 7

Levante – Vivo
Cara Levante. Ti scrivo questa lettera perché non ho capito la tua canzone. Non sto a sindacare sui singoli passaggi al limite del nonsense (“bacio rime / bacio bene / ti bacio dopo“. Chiaro) ma la mia domanda è generale, per non dire esistenziale: perché fai delle canzoni che non hanno un verso? Canzoni strane, urlate ai limiti del cacofonico, con un sound elettronico pazzesco e un bel ritornello che se fosse stato cantato da chiunque altro lo sarebbe stato ancor di più? Invalutabile, metto un voto a caso.
Voto: 6.5

Tananai – Tango
Tananai ci ha fregati. Ci frega sempre. Ci ha fregati l’anno scorso, quando è stato bollato come un ragazzino che faceva canzoni brutte (me compreso, che a quasi trent’anni ci vedo sempre di meno). Ultimo in classifica con “Sesso Occasionale”, successo commerciale strepitoso. Quest’anno ci aspettavamo il bis. “Tango” è tutto l’opposto: una ballata romantica, che ha un sapore dolce e – ancor sorprendentemente – è cantata benissimo. Non la mia preferita, ma se vincesse sarebbe una bella storia.
Voto: 7

Rosa Chemical – Made in Italy
Se non fosse che, tanto nell’aspetto quanto nello stile delle canzoni, ancor prima di Rosa Chemical è nato, vissuto, morto e risorto decine di volte Achille Lauro, staremmo parlando dell’artista più trasgressivo di questa edizione. Ma fortunatamente anche l’imbolsita borghesia che segue il Festival ha ormai fatto pace con concetti difficilissimi come la sessualità fluida. Sul lato musicale, se Achille Lauro avesse composto “Made in Italy”, probabilmente oggi starebbe ancora simpatico a qualcuno (mi perdonino i fan di Achille, non dico a voi).
Voto: 7

LDA – Se poi domani
Altro figlio d’arte, il secondo, in questa edizione in cui il due è il numero magico. Lui canta molto bene un brano assai dimenticabile (voto 7 per l’esecuzione, a fronte di una media che non supera il 5), poi si mette gli occhiali da sole e regala punti al Fantasanremo (voto 7 per la simpatia). Del resto non mi ricordo altro.
Voto: 5

Paola & Chiara – Furore
Paola e Chiara al Festivalbar! Eccole, le due sorelle insieme che cantano “Furore”, titolo che ci ricorda il noto programma televisivo su Rai 2 in onda dal ’97 al 2001. Se vivessimo ancora in quel tempo, sarei entusiasta. Peccato che le nostre Spice Girls abbiano cliccato il pulsante sbagliato sulla macchina del tempo. Siamo a Sanremo 2023, il Festivalbar non esiste più, abbiamo vinto i Mondiali e gli Europei, c’è stata una pandemia e ora una guerra. Ci rivediamo alla prossima epoca.
Voto: 5

Condividi: