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Rugo: tirare di scherma aiuta a conoscersi

Rugo è un giovane cantautore pisano, fresco della pubblicazione del suo nuovo album, “Affondo” (per l’etichetta Costello’s). Rimandi schermistici, canzoni dal sapore esistenziale e un occhio agli arrangiamenti di qualità. Sto semplificando ed è un peccato. Per questo ci siamo presi il disturbo di fargli qualche domanda e di raccontarci un po’ quel mondo complesso incastrato tra le sue orecchie. Con una sorprendente quanto deliziosa vena ironica, l’artista è stato disponibilissimo a risponderci.

Chi è Rugo?
Rugo sono io, inizio a scrivere nel 2016, ma forse anche prima, un po’ all’improvviso. Prima studiavo e adesso lavoro, faccio la doccia e ogni tanto salto i pasti. Ho pubblicato un EP dal titolo “Panta Rei” dove ogni brano nasconde qualcosa tra le righe, un po’ come la settimana enigmistica. Due pezzi fuori dopo l’EP, “Asfalto” e “Teseo”, fanno da colonna sonora ad un cortometraggio e poi “Affondo”.

Ecco, raccontaci un po’ “Affondo”, uscito l’11 maggio.
L’album è la raccolta di nove canzoni che si sono trovate ad avere punti in comune senza volerlo. Sono state scritte durante anni in cui ci sono stati diversi cambiamenti: Il trasferimento da Firenze (città dove ho studiato), a Lucca, in una casa piena di ricordi, persone perse, ritrovate e facce nuove.
Dopo il trasferimento ho iniziato a ricomporre i pezzi che presentano, come unico filo conduttore (sorprendendo anche me) il tema dell’abbandono.
Causato o subìto, sentimentale o fisico, reale o immaginato, l’abbandono si presenta sempre come un rivale, come in un incontro di scherma in cui si è uno di fronte all’altro e non si hanno troppe alternative se non quella di abbassare la maschera ed iniziare l’incontro.

Ci ha colpiti molto “Formiche”, una canzone su quanto sia importante chiedere scusa quando ci si rende conto di aver sbagliato. Pensi che la gente al giorno d’oggi abbia perso sempre più questa abitudine?
Non so se si sia persa nel tempo. Quello che so è che è molto difficile chiedere scusa, ammettere i propri errori equivale a togliere ogni tipo di scudo verso l’altra persona e questa cosa si riesce a fare solo se si è realmente in pace con se stessi oppure se chi abbiamo davanti si pensa meriti questo gesto.

cover di Affondo

Curiosità, come ti è venuta l’idea della maschera da scherma? È uno sport che pratichi?
Ho praticato scherma da piccolo, mio nonno era un atleta e poi maestro, mi ha trasmesso questa passione che però ad un certo punto si è fermata. Nonostante questo penso che il “fare scherma” ti lasci qualcosa dentro. Sicuramente è uno sport che, praticandosi in solitaria, aiuta molto a conoscersi, limiti e punti di forza vengono convogliati in scatti e momenti, piccoli gesti nascondono comunque una strategia, lo studio dell’avversario è qualcosa che poi penso rimanga anche al di fuori della pedana. E il termine “avversario” inizia ad avere un significato più esteso, comprendendo non solo un nemico o una situazione avversa, ma semplicemente quello che ti si presenta di fronte.

Attenzione alle parole, occhio agli arrangiamenti. Nascono prima i testi o la musica nel tuo processo creativo?
Non ho uno schema fisso. Parto da un’idea, una sensazione che posso esprimere con una frase o con un arrangiamento. Subito dopo segue tutto il resto che però si muove quasi di pari passo. Alla fine di questo processo mi trovo ad avere un pezzo con una sua struttura alla quale si aggiungono suoni per me evocativi della sensazione iniziale.

Ti senti di appartenere al grande calderone itpop italiano o te ne vuoi tenere lontano?
No, non mi sento di rientrare all’interno di quello che è definito “Itpop”. In realtà non ho interesse ad essere classificato all’interno di una categoria anche se il risultato finale penso possa essere inserito nella grande famiglia del pop italiano. Faccio quello che mi sento al momento ed ora va cosi : W LA MUZIC ITALIEN.

Ti senti anche un cantautore impegnato socialmente o preferisci perlopiù parlare di argomenti più “esistenziali” (come traspare dall’album)?
Parto sempre da eventi che mi capitano anche se non tutto poi è una traduzione autobiografica. Penso che dalle piccole cose si possa arrivare a parlare dei massimi sistemi. Tuttavia, parlando delle piccole cose ed usandole come metafore, mi piace pensare che ognuno riesca ad estrapolarsi il suo massimo sistema. Non dico cosa sia giusto o sbagliato, e comunque anche queste cose fanno parte del sociale.
L’unica cosa da cui mi tengo alla larga è la politica. Non saprei che cosa dire.

Siamo curiosi di conoscere la top 3 delle tue principali influenze a livello musicale
Ok ti dico tre nomi in ordine cronologico che mi hanno influenzato: Dalla, Dente, Giorgio Poi.

C’è già una data al Mostro Music Festival. Quanto ti senti carico e qual è stata la prima reazione dopo aver appreso la notizia?
Sono veramente felice e super carico di suonare perché finalmente potrò portare l’album come è stato pensato, con una band al seguito : Ale, Pad e Tola.
La reazione è stata aprire subito una bottiglia insieme a loro, ma non so se risulta una cosa fuori dal comune visto che lo facciamo ad ogni prova.
Ringrazio il Mostro Music Festival perché abbiamo tutti bisogno di tornare a suonare e vedere concerti.

Ne arriveranno altre? Dove ti piacerebbe suonare?
Ci sono altre date fissate, sì. Non ho una preferenza particolare, suonerei ovunque ce ne sia la possibilità, l’importante è farlo.

Da artista, che insegnamento hai tratto da questo brutto periodo di pandemia?
Durante il periodo di pandemia ho scritto e pubblicato un brano, “Nuvola”. Ecco, tutto quello che ho capito è là dentro. In una situazione cosi avversa paradossalmente eravamo tutti insieme sulla stessa barca, o meglio sotto la stessa nuvola, e questo forse poteva un po’ alleviare la sensazione di solitudine che ci ha pervaso.

Una cosa che tutti dovrebbero sapere di te
Che sono qua! Ah e che le mele a fine pasto mi mettono ansia.


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