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RecensioniRetrospettive

Eminem: The Eminem Show, 2002 (20 anni fa)

Data di uscita: 26 maggio 2002

Etichetta: Interscope

Quando si parla di record nel mondo rap, non si può non parlare di Eminem, al secolo Marshall Bruce Maters III. Dopo il successo planetario ottenuto da “The Marshall Mathers LP”, terzo disco in studio, con “The Eminem Show” il rapper di Detroit continua a veleggiare sulla cresta dell’onda ottenendo numeri da capogiro in quanto a successo commerciale ed è considerato tutt’ora tra i migliori 3 dischi realizzati finora in carriera da Eminem.

Il disco è piuttosto lungo (20 brani per un’ora e un quarto di musica) e le tematiche qui presenti sono tra le più varie (c’è razzismo, problemi a gestire la fama, problemi di infanzia e addirittura i rapporti turbolenti con l’ex moglie e la figlia), segno che Eminem aveva tantissime cose da raccontare ed è riuscito a buttarle giù, ottimamente, tutte in un unico lavoro.

“White America”, che apre il disco dopo la brevissima intro, è un vero e proprio manifesto contro il razzismo. In questo hip-hop ricco di rabbia e aggressività, sopratuttto nelle parti vocali, viene messa in evidenza l’ipocrisia del mondo statunitense, che nasconde ben altro dietro la sbandierata democrazia e libertà di parola (ed è così tutt’oggi purtroppo). La meravigliosa “Cleanin’ Out My Closet”, tra i più intimistici e minimali episodi tra i 20 in scaletta, racconta delle fasi piuttosto travagliate dell’infanzia e dell’adolescenza dell’artista, in cui fu abbandonato dal padre ancora in tenera età. Emblematico il passaggio “…I just fucking wished he would die...”, dedicato proprio al padre. “Hailie’s Song”, la vera perla del disco (fin troppo poco conosciuta) è un rap lento alla “Stan” in cui si percepisce tutta la rabbia che il rapper sta riversando verso l’ex moglie. “Without Me”, singolo apripista, è allegra e trascinante. Memorabile il videoclip con Eminem travestito da Robin (aiutante di Batman), clip che su YouTube è riuscito a superare il miliardo di visualizzazioni. Tra i singoli più celebri c’è anche “Sing For The Moment”, meraviglioso rap incalzante e allo stesso tempo riflessivo, in cui è presente un campionamento delle parti vocali di “Dream On” degli Aerosmith (brano uscito circa 30 anni prima). Splendida è anche “‘Till I Collapse”, eseguita in collaborazione col compianto Nate Dogg (cugino di Snoop Dogg scomparso nel 2011 a causa di un ictus). I bassi, esaltati da un battito di mani stile “We Will Rock You”, ci conducono per 5 minuti di grande scrittura e produzione e ci porta piano piano verso la fine del disco, che si chiude col minuto di dialogo simil sbronzo di “Curtains Close”.

Il disco è stato certificato disco d’oro in 4 paesi e disco di platino in ben 17 stati. In Australia, Stati Uniti e Canada è stato addirittura disco di diamante (con più di 14 milioni di copie vendute tra i tre paesi insieme). Nel mondo dello streaming abbiamo numeri da capogiro, con “‘Till I Collapse” e “Without Me” che superano il miliardo di ascolti.

Questo è un disco che, numeri a parte, ha fatto la storia del rap per la qualità di tutti i brani in scaletta. C’è tutto, rabbia, allegria, intimismo, riflessioni, minimalismo. Un mix di ingredienti diversi che mescolati insieme fanno ottenere un risultato ottimo. La produzione a 4 mani Eminem-Dr.Dre ha aiutato senza dubbio ad ottenere il risultato finale. Dopo di questo la carriera di Eminem continuerà a crescere sempre di più in seguito e vendite, ma l’apice della qualità è stato raggiunto con questi 20 brani.

“Guess who’s back, back again
Shady’s back, tell a friend”

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