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EmergentiInterviste

Cactus? in continua mutazione

Nel caso ancora non gli conosceste, noi di NoiseCloud abbiamo intervistato i Cactus?, band vicentina debuttata nel 2016 con un album indie rock di stampo brit, che ritorna con l’ultimo EP, One more final, dalle sonorità completamente diverse, lasciandoci tutti a bocca aperta. Ecco cosa ci hanno raccontato in questa breve intervista, ma come ci hanno confermato loro stessi, sono ragazzi di poche parole.

Raccontate al pubblico chi siete e da dove venite.
Siamo Andrea, Francesco e Simone e viviamo tutti in provincia di Vicenza, ci troviamo quasi ogni sera nel nostro piccolo studio a Tezze sul Brenta.

Perché il primo album si chiama Sorry for my accent? Un vago riferimento al pessimo accento che solitamente gli italiani hanno quando parlano inglese?
In quel periodo eravamo molto ossessionati dall’accento british perfetto, ci piaceva come suonava, abbiamo scelto quel titolo per scusarci in anticipo se avessimo sbagliato qualche pronuncia.

One more final è molto diverso dal vostro primo album, cos’è cambiato?
Semplicemente siamo cambiati noi, siamo in continua mutazione, ascoltiamo sempre cose nuove che ci portano nuovi stimoli, ci è difficile fare lo stesso stile per troppo tempo.

Da dove avete tratto ispirazioni per le sonorità di One more final?
Principalmente da tutto lo scenario della pc music/hyperpop internazionale, stando su forum e communities online gira sempre un sacco di materiale ogni giorno.

©Andrea Sogliacchi

Cosa rappresenta la musica per voi?
Siamo ragazzi di poche parole, abbastanza disagiati socialmente, la musica è il nostro mezzo per comunicare quello che abbiamo dentro.

Nel 2019 avete fatto due concerti a Londra e uno a Varsavia per promuovere l’EP No people party, non male per una band nata in Veneto. Com’è stato suonare all’estero?
È stata una bella avventura e ci ha arricchito sicuramente. Suonare all’estero non è stato diverso dal suonare in Italia in realtà, anche vedere un solo spettatore interessato per noi vale un sacco.

Nel 2020 avete avuto molti riconoscimenti, avete suonato in Texas e siete stati inseriti in diverse playlist indie sia di spotify che di Apple, cosa vi riserva il futuro?
Non abbiamo piani a lungo termine, ma l’idea è di pubblicare molta musica anche in maniera un po’ più disinteressata, e fare più live possibili. Quest’ultimo anno ci ha messo molta pressione, ora sentiamo il bisogno di sfogarci.

Chi scrive i testi delle canzoni?
Li scriviamo un po’ tutti e tre; chi si sente dentro qualcosa da dire lo scrive e lo propone al gruppo, poi ci si trova assieme e sistemiamo frasi e parole per rendere il tutto più musicale e adattarlo alla canzone.

Se doveste scegliere un film nel quale voi sareste i protagonisti, quale sarebbe?
Fateful Findings di Neil Breen.

I vostri miti musicali?
SOPHIE, A.G. Cook, Easyfun, Galen Tipton, Petal Supply, NXFEIT, Backstreet Boys, Britney Spears, Nadia Oh.

Un album che consigliereste di ascoltare almeno una volta nella vita? Oltre ai vostri, ovviamente.
100 gecs – 1000 gecs.

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