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Recensioni

Tyler, The Creator: Call me if you get lost

Voto Disco8
8Overall Score

Data di uscita: 22 giugno 2021
Etichetta discografica: Columbia Records/A boys is a gun

Inside Tyler Okonma. No, non è un nuova produzione audiovisiva pronta a essere distribuita nelle sale cinematografiche o su Netflix. Eppure, queste tre parole sono il modo migliore per descrivere in breve “Call me if you get lost“, il settimo album in studio di Tyler, The Creator, pubblicato il 25 giugno 2021 per Columbia Records-A boys is a gun.

Non è un mondo semplice quello del rapper di L.A. Anzi, tutt’altro: è un universo completamente a sé stante, schizzatissimo e completamente fuori dagli schemi. In un certo senso simile a quello di Kanye West ma meno edulcorato, o meglio, edulcorato in un modo diverso. Perché se da una parte può sembrare coraggioso confezionare un disco non immediato in un momento di incredibile successo, dall’altra la chiave del successo dell’artista sta proprio nella sua imprevedibilità, non solo nella musica ma anche in campi limitrofi come l’organizzazione di un Festival (Camp Flog Gnaw Carnival) e la moda oltre che in territori più lontani come il cinema. Insomma, siamo di fronte a un oggettivo genio del commercio e del marketing.

Nell’ultima Opera, anticipata da una campagna mediatica e pubblicitaria con pochi eguali nella storia recente, tutto l’estro di Tyler, The Creator viene arricchito da una super miscela tra hip-hop, alt jazz e alt soul, esposti a volte con la tecnica dello zapping, dunque con veloci e repentini cambi di registro, altri con quella del dripping di pollockiana memoria, dunque con delle sgocciolate sonore che uniscono in modo ingegnoso sia lo straripante rapper con mitragliate di rime e flow degli esordi sia quello più melodico dei due capitoli precedenti, “Igor” e “Flower boy“.

Il risultato? Un casino umanamente organizzato, a volte un po’ ridondante, altre di straordinaria presa: meraviglioso in tal senso “Sweet/I thought you wanted to dance“, mosaico che parte synth pop per terminare con inflessioni reggae, o l’episodio di larghissimo respiro “Wilshire“, dove trapela, tra i tanti aspetti, anche un temperamento bisessuale

Da segnalare inoltre “Juggernaut“, che vanta la partecipazione di Pharrel Williams e Lil Uzi Vert – ospiti del disco insieme a Dj Drama, 42 Dugg, Youngboy Never Broke Again, Ty Dolla $ign, Teezo Touchdown, Domo Genesis, Brent Faiyaz e Fana Hues . e la serrata “Manifesto“, forse il passaggio più esemplificativo del lotto, dove emergono tutte le sfaccettature della personalità di Tyler: un frullatore solo all’apparenza surreale, estremamente calcolato ma non per questo motivo poco interessante. Indubbiamente, uno degli album del 2020.

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