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Data di pubblicazione: 23 aprile 2021

Etichetta discografica: Bomba Dischi

Il mercato italiano riserva sempre delle curiosità inaspettate. Lo scorso ottobre Samuele Bersani rompeva un silenzio durato sette lunghissimi anni pubblicando “Cinema Samuele“, un piccolo capolavoro; dieci storie, dieci film diversi trasmessi all’interno di una multisala immaginaria; a distanza di soli sei mesi uno dei pesi massimi della cosiddetta scena romana, Franco 126, è tornato sulle scene con un nuovo album dal concept praticamente identico a quello del cantautore romagnolo. Si intitola, non a caso, “Multisala” il secondo album in studio dell’artista, pubblicato il 23 aprile 2021 per Bomba Dischi.

Due idee uguali per due lavori totalmente diversi: in Bersani si coglie una sceneggiatura diversificata in ogni singola traccia; ogni brano, di fatto, è effettivamente una storia a parte. In Franco 126 invece più che lo script, a cambiare è il mood, in linea generale fedele a quello del fortunatissimo “Stanza singola” con delle incursioni in sonorità disco-funky ma anche più inaspettate, come la bossa-nova.

Non cambiano dunque le fondamenta: la matrice sonora della nuova produzione del cantante romano curata da Stefano Ceri è sempre quella, ben spalmata nell’itpop, genere di cui lui stesso ha dato una notevole spinta prima dell’esplosione definitiva. Lo si capisce fin da subito nelle prime quattro tracce, le già edite “Che senso ha” (dotata di un piglio radiofonico non banale) e “Blue Jeans” (con Calcutta) oltre che “Simone“, passaggi che sembrano un vero e proprio sequel del disco d’esordio.

Gli aspetti nuovi iniziano a palesarsi soltanto a partire dal quinto episodio, “Vestito a fiori“, impreziosito da una ritmica tipica dalla già citata bossa-nova che il protagonista dimostra di saper destreggiare molto bene parlando di un tema molto delicato come la depressione. Un po’ straniante invece sentirlo nei tappeti musicali a tinte DISCO (oggi di grande tendenza) stesi in “Ladri di sogni” e “Accidenti a te” o nella sintetica “Maledetto tempo“. Gli esperimenti poi lasciano spazio alla conclusiva “Lieto fine” che rimanda quasi all’inizio del lavoro.

Più che in una multisala sembra dunque di trovarsi in un’altra esperienza metaforicamente visiva, la maratona, un binge watching della summa e della potenzialità artistica di Franco 126, praticamente infallibile nei suoi cavalli di battaglia ma decisamente più fragile quando si ritrova a camminare in territori a lui ancora non perfettamente calzanti. Il tutto ha comunque il sapore di una sfacciata, genuina e oltremodo ragionevole virata pop. Il tempo dirà se vincente o meno.

Voto Disco6.7
6.7Overall Score
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