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Intervista a Sacrobosco, l’immersione nell’elettronica

Sacrobosco è il nuovo progetto di Giacomo Giunchedi. Il disco d’esordio, “Both Sides Of The Sky“, abbiamo avuto la fortuna di ascoltarlo ed è una meravigliosa suite elettronica, a tratti cupa e a tratti trascinante. Giacomo, abruzzese di nascita e bolognese di adozione, si racconta sulle nostre pagine in una interessantissima intervista che parla di scrittura, musica elettronica, sogni londinesi e speranze per il futuro.

Dopo le varie esperienze con La N, Torakiki e da solista come Ian Vincent e Cadori sei
arrivato a pubblicare sotto il nome Sacrobosco. Quando e come è nato questo progetto?

Ho iniziato a comporre musica elettronica nel 2016 e nel 2019 ho deciso di iniziare a
pubblicare sotto il moniker Sacrobosco. E’ stato il frutto di un progressivo allontanamento
dalla dimensione del songwriting che ad un certo punto ha smesso di rappresentare per me
un canale comunicativo ed espressivo soddisfacente. Avevo bisogno di liberami di alcune
comfort zone. Grazie alla spinta creativa che ebbi nel periodo in cui suonavo nei Torakiki,
fino al 2017, sono riuscito ad abbandonare una serie di cliché e di canoni che in un
secondo tempo ho scoperto quanto limitassero il mio processo creativo. La N e Ian Vincent
sono state due esperienze formative dove ho avuto la possibilità soprattutto di apprendere
molto sull’uso dell’effettistica e sulle tecniche di registrazione.

Quali sono gli artisti e gli album che ti hanno aiutato in questa svolta IDM?
Sicuramente Burial, primo su tutti. Actress è un mio altro grande riferimento. Amo anche
particolarmente artisti della scena del Midwest americano, come Royal Crown of Sweden, e
altri della scena atlantica, come Dj Python.

“Both sides of the Sky” sta ricevendo un ottimo successo di critica ed ha trovato spazio
anche su prestigiose riviste nazionali. Ti aspettavi che questo lavoro sarebbe stato
apprezzato così oppure ti ha colto di sorpresa? Anche perché, seppur ottimo, non è un disco
dall’ascolto immediato…

Devo dire di non essermi troppo posto il problema di come viene recepita la mia musica. Mi
fa molti piacere ovviamente, ma per me la cosa che realmente conta è comporla e poter
farla ascoltare dal vivo. Credo sia la cosa più importante. Quando produco l’unica cosa in
cui sono concentrato realmente è trasformare nella maniera più limpida, coerente e intensa
possibile le mie idee in forma di brano.

Il commento al tuo disco che ti ha colpito più?
Mi piace che sia stata colta l’atmosfera notturna dei pezzi, perché effettivamente la notte ha
giocato un ruolo importante nella lavorazione del disco.

Cosa prevedi per il tuo futuro? Resterai su queste sonorità o sperimenterai ancora nuove
strade?

Assolutamente nuove strade. Sempre. Non riesco però a prevedere quali. Questa è la cosa
piú divertente del mio rapporto con la musica.

Secondo te in Italia siamo pronti/aperti alla musica elettronica? O si limita solo a una fetta di
pubblico amante del genere.

In Italia c’è una ricchezza di artisti davvero preziosa. La musica elettronica ha particolarmente bisogno dei suoi spazi dove poter essere fruita. Parlo di club, ma anche di luoghi più piccoli, semplicemente di ambiti dove le persone possano incontrarsi e vivere l’esperienza dell’ascolto e dello scambio. Una volta a svolgere questa funzione erano principalmente i centri sociali, oggi la situazione da questo punto di vista non è molto felice e mi auguro le cose possano migliorare. Occorrono amministrazioni più sensibili verso la vita culturale delle città.

Foto di Claudia Mazza

Una città nel mondo in cui ti piacerebbe suonare?
Sicuramente Londra. Sarebbe fantastico.

Nel panorama musicale attuale, tra le nuove uscite degli ultimi anni, quali sono gli artisti
(anche lontani dal tuo genere) che apprezzi maggiormente?

Fuori dall’elettronica mi piace molto la scena rock alternativa americana. Slow Mass,
Horse Jumper of Love, Alex G. Ultimamente sono in fissa anche con LA Timpa, un grande.

Cosa hai provato nel tornare a vedere il pubblico in un concerto le scorse settimane?
Una forte emozione di positivitá, ma anche molte domande su come verrá gestita questa fase
di ripresa. Molti locali sono davvero a terra. C’è molto lavoro da fare.

Qual è stato l’ultimo concerto che hai visto?
Fera e Caterina Barbieri, al Robot, qui a Bologna. Davvero una bella esperienza.

Una curiosità che tutti dovrebbero sapere di te.
Sono nato lo stesso giorno di Billy Corgan.

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