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Interviste

Eugenia Post Meridiem: ascolta il disco e bevi Vermentino

Eugenia Post Meridiem

Giovanni Post Meridiem ci racconta “Like I Need a Tension”, album in uscita il 18 novembre per Bronson Recordings. Giovanni Marini, per l’ufficio anagrafe di Genova, chitarrista e tastierista degli Eugenia Post Meridiem per Società Italiana degli Autori ed Editori, SIAE per gli amanti degli acronimi.

Giovanni andiamo al sodo, raccontaci i segreti della scrittura di un Borderò?
Innanzitutto, senza i live è difficile scriverli! Con i concerti degli Eugenia siamo stati fermi praticamente da prima del Covid, scegliendo di fare qualche data selezionata al Bronson di Ravenna (locale della nostra casa discografica) o delle apparizioni casalinghe a Genova. Tuttavia, non siamo stati con le mani in mano a livello compositivo, ed anzi abbiamo avuto il tempo che ci serviva per scrivere ed assemblare nuove tracce. Non avremo fatto live quindi, rinunciando alla frenetica tornata estiva, ma ci siamo rinchiusi in un casolare nell’Appennino piemontese a lavorare all’album, che abbiamo poi registrato a Genova nel nostro studio seguiti dal produttore e sound engineer Fulvio Masini.

Giovanni, ed è come se volessi una tensione quindi?
Beh, vedi, uno scossone è sempre utile, talvolta necessario. “Like I Need a Tension” è frutto di questo, uno dei tanti figli del lockdown; doveva esserci un incremento di natalità no? Non c’è stato…ma almeno a livello artistico in tanti hanno potuto dare libero sfogo ai propri pensieri.

Sono già usciti 3 singoli, e si captano suoni nuovi. La direzione è chiara, Eugenia con la sua voce fin dove potrà trascinarci?
In “Around my neck” è presente un pezzo di batteria molto ritmato iniziale che poi sfocia in un ritornello disteso ma cupo allo stesso tempo, “Whisper” è più una poesia canora dove Eugenia ci sussurra l’essenza di quello che sarà l’album, mentre “Willpower” è un po’ il ponte di collegamento fra quello che eravamo e quello che saremo. È il nostro secondo album, dovevamo evolverci ed aggiungere qualcosa alle basi gettate nel primo.

Quanto vale ormai la preparazione dei live? Quanto sono importanti per voi e per le band?
Inutile ribadire l’importanza dei concerti, non solo a livello economico per la band, ma in particolare per avere dei momenti di intimità con chi fa chilometri per ascoltarti. Le situazioni che si creano dopo le date sono sempre un ottimo momento per conoscere meglio i propri ascoltatori, per dare loro un volto.
Quando ci hanno annunciato le date ed abbiamo visto costruire il calendario eravamo davvero contenti di poter calcare alcuni locali di rilievo della scena italiana.
Inoltre, studiare e preparare una scaletta è un’occasione per la band per ritrovarsi e reinterpretare gli stessi pezzi ma sotto un’altra chiave, più collettiva ed inclusiva.

Pronti partenza via dunque? Vi attendono 8 date in 4 week end.
Pronti! Ma anche molto emozionati. Ci siamo chiusi in sala prove per un paio di settimane per riprenderci di vista. L’album è infatti pronto da un po’, ma abbiamo preferito aspettare per la sua uscita. È un lavoro cui teniamo e non volevamo affrettare i tempi, dovevamo in qualche modo metabolizzare i cambiamenti e le evoluzioni musicali, anche noi membri degli Eugenia. Speriamo il pubblico possa entrare in sintonia con la musica, così come capita a noi.

Che influenze ci sono state nello scrivere? E vi ispirate ad altri artisti per i vostri concerti?
Il bello è che ognuno di noi quattro ha influenze diverse, e quindi ognuno riesce a dare in qualche modo il suo contributo personale rendendo poi il risultato finale unico. Abbiamo sicuramente molti ascolti comuni però. Qui qualche nome: Hiatus Kaiyote, Oscar Jerome, Radiohead e come lasciare fuori i Verdena.

Il tuo brano preferito, ed il più difficile da suonare?
Ne ho più di uno preferito. Ma se devo sceglierne uno scelgo Tiny Perspectives.

Abbiamo di recente lanciato un Podcast, si chiama the PillowLine, parla di musica e vino. Con quale vino ci raccomanderesti di ascoltare “Like I Need a Tension”?
Me la cavo discretamente in cucina, ed ultimamente sto riscoprendo i vini della Lunigiana. Un bel Vermentino potrebbe andare bene con l’album, floreale ed un po’ aggressivo all’inizio, ma poi scaldandosi di apre e lascia spazio a nuovi sentori di frutta più candita o tostata. Buoni i Colli Luni, sottovalutati.
Come ti approcci al fantomatico mondo dello Sport?
Suonare non conta? Si suda eh! Altrimenti mi vedo costretto a dire racchettoni.

Grazie Giovanni, ci vediamo dunque in spiaggia per una sfida, o sottopalco o a tavola. Cin Cin e buon Tour.

Eugenia Post Meridiem, Live → https://www.instagram.com/p/CjsXj64IWW4/
11 novembre – Torino
12 novembre – Alessandria
19 novembre – Livorno
25 novembre – Albizzate (VA)
26 novembre – Prato
30 novembre – Milano
9 dicembre – Trento
17 dicembre – Ravenna

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