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Ma davvero a Le Endrigo serviva andare a X Factor?

In questo ultimo periodo, nonostante sia stata ormai digerita e acclarata da tempo l’esplosione di un movimento musicale indipendente italiano (nel senso di fuori dalle Major), si verifica ancora di tanto in tanto un paradosso, dettato del coinvolgimento di alcuni artisti molto validi e soprattutto con un discreto seguito all’interno di contesti televisivi, soprattutto riguardanti il talent show targato Sky, X Factor; è capitato, volendo scomodare davvero solo la storia recentissima, nel 2020 a cmqmartina, entrata al talent subito dopo un debutto discografico significativo, “Disco” (pubblicato con La Clinica Dischi); sta capitando quest’anno a Le Endrigo, gruppo di Garrincha decisamente più navigato rispetto alla cantautrice lombarda, al momento in forza nel roster capitanato da Emma.

La domanda sorge spontanea, e non c’è una risposta giusta o una sbagliata: ne vale davvero la pena? Davvero un programma inserito nel bouquet di una tv a pagamento, che fa di media poco più di mezzo milione di telespettatori, può spostare così tanto gli equilibri in termini di riscontri?

Ci sono due lati per rispondere a tale quesito, uno positivo e un altro negativo. Il primo è anche il più ovvio: prendendo parte a uno spettacolo del genere si ha la possibilità di allargare la cerchia degli ascoltatori, con la consapevolezza, visti i numeri giocoforza ridotti, di non fare un passo chissà quanto più lungo della gamba o di non apparire eccessivamente “sputtanati”, cosa che invece potrebbe accadere per esempio in una dimensione più rumorosa come quella di Amici. X Factor quindi può fungere come un tentativo, indolore, di catturare più attenzione. Se va bene hai fatto centro, se va male praticamente sei caduto in piedi.

L’aspetto negativo è allo stesso tempo spietato e controverso: a differenza del talent di Maria De Filippi, nei fatti, a X Factor i concorrenti non vengono eccessivamente protetti, diventando spesso lo strumento di manovra dei giudici, veri e unici attori protagonisti dello show, in grado di spostare anche il giudizio del pubblico con le loro parole e i loro commenti. Tradotto: nel format ideato da Simon Cowell, per come è strutturato nella sua forma naturale, non c’è la Maria Nazionale pronta ad alzare gli scudi in caso di accanimento del Rudy Zerbi o del Manuel Agnelli di turno, e spesso le “difese” dei coach di appartenenza risultano troppo vacue e flebili per poter schivare le varie frecce scagliate con tanta o poca malizia.

Quest’ultimo aspetto è emerso proprio nelle ultime due settimane. Le Endrigo hanno un’esperienza decennale sui palcoscenici nostrani con annessi diversi album apprezzati da critica, pubblico e addetti ai lavori. Pronti via, al primo live, è partita nei loro confronti una bordata mortifera da parte di Mika: “In voi manca la fiamma“, ha detto la star internazionale, chiaramente a sconoscenza del loro vissuto. Roba da incazzarsi forte. A questo si aggiunge ormai l‘etichetta lanciata da Agnelli, quella di “Paraculi”, per niente aiutata in questo caso da un paio di assegnazioni non proprio azzeccate, anzi davvero paracule.

Insomma, potenzialmente quando vai in televisione con un percorso solido e credibile alle spalle, il rischio è di vederlo completamente distrutto con un cammino all’interno del programma sbagliato o peggio ancora con commenti lasciati in pasto al cattivo di turno. Si tratta di un rischio certamente calcolato, ma che non sempre vale il prezzo del biglietto, specie in un momento come questo dove non mancano, anche se nel rock è certamente più complicato, rampe di lancio staccate dal circuito televisivo in grado di poter fare anche più numeri di questo tipo di contenitore, diciamocelo, un po’ ripetitivo, invecchiato e non particolarmente curante del resto.

Perché ricordiamocelo sempre, stiamo sempre parlando di televisione, la musica è soltanto il mezzo con cui si svolge lo spettacolo. E allora rincariamo la dose con un’altra domanda addizionale a quella d’apertura: A Le Endrigo serviva davvero andare a X Factor oppure a X Factor, nell’anno dell’abbattimento dei generi e dello sbandieramento dell’inclusività, serviva proprio una band come Le Endrigo per rendere più appetibile il proprio prodotto? Ai posteri l’ardua sentenza.

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