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Gio Evan ci insegna come risalire dall’abisso

Cantante, poeta, scrittore, la sua vita è cambiata radicalmente senza nemmeno accorgersene, senza nemmeno volerlo, semplicemente facendo ciò che si sentiva di fare. Il 2021 è stato il suo anno. Ha partecipato al Festival di Sanremo tra i big in gara con “Arnica” e ha pubblicato un libro per Rizzoli “Ci Siamo Fatti Mare”.
Gio Evan (pseudonimo di Giovanni Giancaspro), però, si era già fatto strada nel mondo social, e precisamente su instagram raggiungendo gli 856 mila followers. Followers che l’artista si coccola giorno dopo giorno. Quei seguaci che vanno ai suoi concerti e conoscono tutte le canzoni a memoria come solo dei veri fans sanno fare. Ma non si tratta solo di questo. Ho scoperto che ai loro occhi Evan appare quasi come un profeta (senza voler esagerare, ovviamente). Qualcuno che li capisce meglio degli altri, qualcuno dotato di una sensibilità fuori dal comune. Persone sempre più rare, uniche, e per questo più apprezzate.
L’artista di Molfetta, città natale che condivide con il collega Caparezza (oltre che la pettinatura) ha portato molto di sè sul palcoscenico. La lunga serata è andata avanti travolta da poesia e musica.
Lo scorso 7 dicembre, seconda data milanese del suo Abissale Tour, lo abbiamo incontrato al Teatro Nazionale per uno spettacolo durato due ore. Spettacolo a 360°, che inizia e finisce con monologo dell’autore accompagnato da una proiezione animata di se stesso. Nel mezzo, canzoni dall’ultimo “Mareducato” (12 marzo 2021) insieme a qualche singolo di successo come “Klimt” che abbiamo più volte ascoltato in radio o nelle classifiche indie di spotify.
Tra un brano e un altro Gio Evan si concede delle pause per intrattenere il pubblico, del resto, come lui stesso dice “è anche questo il bello del teatro, la piena partecipazione degli spettatori”. Racconta qualche annedoto sulla sua vita, di quando aveva iniziato come artista di strada, della malattia che l’ha colpito negli scorsi mesi per la quale ha dovuto cancellare il tour precedente. Ci legge delle lunghe poesie, che poi accartoccia e lancia nel pubblico come “regalo” ai suoi fans. Evan è un mero trasmettitore di emozioni, può piacere e non piacere. Ma sicuramente sa fare il suo e invita alla riflessione (che non fa mai male). Nel pieno della sua umiltà, si mette al pari con il pubblico. Diventa un amico, un fratello, un cugino. Suggerisce la strada per risalire dall’abisso, quella che ha trovato finendoci dentro. “Mareducato è il coraggio di ricondurre noi stessi fino all’abisso fondo, dove risiede il nostro sé più intimo“.

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